“PIU’ SICUREZZA, MENO INDECENZA”
“Così non può andare e non deve andare, lo ripeto. I numeri non spiegano il dolore e la sofferenza nelle famiglie colpite da queste disgrazie. I numeri hanno una sola funzione: produrre una reazione seria. Che si chiama formazione adeguata, cultura della responsabilità nelle imprese e in chi ci lavora. Ogni incidente, ogni lacrima e ogni lutto dovrebbero insegnare che la sicurezza sui luoghi di lavoro non è uno slogan radical chic per sindacalisti annoiati, così come i controlli non sono una forma di punizione per le imprese. Avere più sicurezza è una necessità che fa la differenza. Tra la vita e la morte, tra la civiltà e l’indecenza”, commenta Rosamaria Papaleo, Segretaria Generale della Cisl che opera su Reggio Emilia e Modena (Emilia Centrale).
Concetto che la leader Cisl ha ribadito alla Prefettura di Reggio nel corso del presidio organizzato pochi giorni fa di fronte al più importante ufficio dello Stato sul territorio. Presidio organizzato in modo unitario con la Cgil e la Uil reggiane.
CHIEDIAMO AI CITTADINI DI UNIRSI A NOI
QUESTA BATTAGLIA E’ LA LORO BATTAGLIA
Papaleo incalza: “Se quello di Reggio sembra un bollettino di guerra, dall’inizio dell’anno in Italia muore un lavoratore ogni tre giorni. Un massacro che ha ucciso 657 persone in otto mesi. Ecco perché è importante che la gente comune si unisca alla nostra richiesta per ottenere più sicurezza e più formazione: questa battaglia la stiamo combattendo anche per voi”.
I DATI CISL SUGLI INFORTUNI A REGGIO
“Dal 1° gennaio al 31 luglio a Reggio Emilia e provincia ci sono stati 2.445 infortuni sul lavoro. L’età media piuttosto bassa di chi si infortuna è un altro campanello d’allarme: 39 anni e mezzo”, osserva Domenico Chiatto, membro della Segreteria Cisl Emilia Centrale e titolare della delega per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Secondo una elaborazione Cisl, su dati Inail, i lavoratori che si sono infortunati nel reggiano sono maschi nel 69% dei casi, mentre i lavoratori nati all’estero rappresentano il 28% del totale.
“Numeri molto chiari – prosegue Chiatto – che ci dicono due cose: si contrastano infortuni e morti investendo di più sulla formazione del personale e con uno Stato capace di schierare più ispezioni per colpire le aziende che usano il lavoro nero, moltiplicatore di incidenti gravi o fatali. A Reggio Emilia emerge anche l’importanza di fare formazione per la sicurezza alla quantità significativa di stranieri che lavorano in alcuni comparti ad alto rischio infortunistico come edilizia, agricoltura, logistica e facchinaggio. Ambiti dove la maggioranza dei lavoratori è immigrata”.