«I dipendenti Inalca aspettavano questi rinnovi da quasi otto anni – ricordano Daniele Donnarumma (segretario generale Fai Cisl Emilia Centrale), Diego Bernardini (Flai Cgil Modena) ed Ennio Rovatti (Uila Uil Modena e Reggio) –
Gli accordi sanciscono innanzitutto un principio fondamentale: tutti i lavoratori dello stabilimento, siano essi dipendenti diretti Inalca o lavoratori in appalto o somministrati, devono avere, anche dal punto di vista di quanto stabilito nei contratti aziendali, pari diritti e pari dignità.
Nel loro insieme i rinnovi rappresentano un notevole miglioramento economico rispetto al passato. Il premio di produttività, per esempio, che terrà conto di diversi parametri produttivi, attenzione alla qualità e fattori di apporto individuale, nei valori massimi potrà arrivare a oltre l’80% in più rispetto ai precedenti valori del premio Inalca e al raddoppio per Ges.Car.».
Altre novità riguardano le relazioni industriali, sicurezza sul lavoro e formazione, con permessi aggiuntivi per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e per la formazione. Il nuovo integrativo prevede una giornata di permesso aggiuntiva per chi è affetto da gravi patologie, un mese di congedo retribuito in più per le lavoratrici e lavoratori vittime di violenza di genere, un minor costo per i dipendenti sulla mensa aziendale, un contributo aziendale per i fondi sanitari e previdenziali e l’istituzione di una banca ore solidale per i lavoratori disponibili a regalare le loro ferie a colleghi in grave necessità; l’azienda contribuirà fino al raddoppio delle ore versate.
«Un’altra importante novità – continuano i sindacalisti – è la scadenza di aprile 2024 come termine ultimo per definire, nel caso questo non avvenga con la contrattazione collettiva a livello nazionale, un accordo sul cosiddetto “tempo tuta”, ovvero i tempi impiegati dai lavoratori per la vestizione e svestizione dagli abiti da lavoro, sancito ormai come diritto individuale da tutti gli orientamenti giurisprudenziali.
In generale possiamo dire che gli accordi sanciscono, per alcuni aspetti, una svolta nelle politiche aziendali rispetto al passato.
Ora chiediamo a Inalca di dimostrare fino in fondo un cambio di passo nelle relazioni sindacali e nei confronti dei propri dipendenti: rientri quindi nel contratto nazionale che non ha voluto sottoscrivere nel 2020 e si sieda ai tavoli di trattativa per il rinnovo, aperti il 25 luglio a livello nazionale e ai quali l’associazione di Inalca (Assocarni), non si è presentata. Le migliaia di lavoratori di Inalca degli stabilimenti del gruppo non vogliono un accordo separato e – concludono Daniele Donnarumma (segretario generale Fai Cisl Emilia Centrale), Diego Bernardini (Flai Cgil Modena) ed Ennio Rovatti (Uila Uil Modena e Reggio) – hanno diritto di avere un unico contratto nazionale insieme a tutti gli altri lavoratori delle industrie alimentari».