L’accordo, firmato da direzione aziendale, rsu, Fim, Fiom e Fismic, copre il triennio 2023-2025. Il rinnovo contrattuale viene giudicato dalle organizzazioni sindacali come molto positivo e migliorativo delle condizioni salariali e lavorative in azienda.

«Il nuovo integrativo contiene tre novità rispetto al precedente.
Innanzitutto – spiegano Alessandro Bonfatti (Fim Cisl Emilia Centrale) e Paolo Brini (Fiom Cgil Modena) – introduce pause collettive di venti minuti per i turni del mattino e pomeriggio (che già lavorano sette ore pagate otto), dieci minuti per il turno di notte (che già lavora sei ore pagate otto), trenta minuti (quindici al mattino e quindici al pomeriggio) per chi lavora a giornata. Di fatto si tratta di un’ulteriore riduzione dell’orario effettivo di lavoro.
La seconda novità è l’aumento a regime di 60 euro mensili non assorbibili e uguali per tutti del premio di produzione, voce collocata nella cosiddetta “parte alta” della busta paga e dunque con incidenza su tutti gli istituti contrattuali, che si vanno a sommare ai 123 euro mensili di aumento del contratto nazionale ricevuti a giugno.
La terza novità è l’aumento del premio di risultato di 200 euro, per un massimale di 1.245 euro annui, che sarà ogni anno indicizzato all’inflazione reale utilizzando l’indicatore Istat Foi (indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati)».
Ricordiamo che in Motovario sono presenti anche una quota salariale fissa nella “parte bassa della retribuzione”, pari a 153 euro mensili (frutto del consolidamento di una parte di pdr ottenuta nel precedente rinnovo contrattuale) e un premio feriale pari a circa una mensilità (quattordicesima).
Inoltre sia l’aumento fisso mensile che l’indicizzazione Foi anziché Ipca depurata, benché relativo al “solo” premio di risultato, politicamente apre un precedente perché consente di tornare a parlare di indicizzazione dei salari all’inflazione reale, cosa che un tempo veniva garantita dalla scala mobile.
«Le relazioni concertative e partecipative – sottolineano Bonfatti e Brini – hanno costruito un impianto contrattuale di secondo livello ricco di contenuti normativi che migliorano la vita dei lavoratori in azienda e un impianto economico articolato che ridistribuisce la redditività prodotta in un concetto di democrazia economica, concorrendo a costruire negli anni risorse salariali dignitose per i lavoratori e le loro famiglie. Avanti su questa pluridecennale strada», concludono i due sindacalisti di Fim e Fiom.